Come si parla della DAD in rete: le opinioni sulla didattica a distanza

È una delle parole che stiamo sentendo di più in questo periodo, ma è difficile trovare opinioni concordanti che la riguardano. Stiamo parlando della DAD, acronimo di Didattica a distanza, un argomento centrale in tantissime discussioni online, semplicemente perché a scuola ci studiano e lavorano i nostri figli, parenti e amici.

La ricerca “Come si parla della DAD in rete” ha avuto proprio l’obiettivo di identificare e confrontare le opinioni, le reazioni, i commenti e le emozioni degli italiani sul web e sui social media rilevate nei mesi di dicembre 2020 e gennaio 2021 riguardo la Didattica a distanza.

Le parole della pandemia

“I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo.” – Ludwig Wittgenstein

Il mondo comincia dalle parole che utilizziamo per raccontarlo e in questi mesi di pandemia tante sono state tante le mutazioni del linguaggio, alla ricerca della normalità perduta.

DAD è diventata protagonista a pari di altri termini come pandemia, smart working, lockdown, call, isolamento, o di altre sigle e acronimi come Covid, OMS, MES.

Alcuni vocaboli li abbiamo storpiati (“Assembramento” è diventato “assemblamento”) o hanno avuto slittamenti di significato: una persona positiva era chi affrontava la vita con voglia di fare e ottimismo, ora invece è guardata con paura, e quindi allontanata.

E poi ci sono tutti gli usi metaforici belligeranti (“medici in prima linea”, “una battaglia da vincere insieme”, “il nemico”, “gli eroi”) che in questo periodo sono stati utilizzati per creare un fronte comune contro l’avanzare del virus. Ecco, anche noi siamo caduti nel tranello del linguaggio bellico.

Come si parla della DAD in rete: l’indagine Mediacom

Con l’indagine “Come si parla della DAD in rete?” abbiamo indagato le opinioni riguardanti la didattica a distanza (DAD), che in questi ultimi mesi è diventata sempre più centrale e presente nelle conversazioni di tutti noi.

La didattica a distanza è una forma di didattica che avviene senza la presenza degli insegnanti e degli studenti in aula, avvalendosi di strumenti online.

Il termine si contrappone alla didattica in presenza, che è invece caratterizzata dalla presenza fisica degli studenti e degli insegnanti nelle aule.

La metodologia dell’indagine

Per la realizzazione dell’indagine abbiamo analizzato le conversazioni sui social media e i messaggi web nei mesi di dicembre 2020 e di gennaio 2021; mesi in cui sono stati annunciati diversi DPCM a regolamentare la vita degli studenti italiani e che hanno provocato diverse reazioni di quest’ultimi sul web.

Se vuoi ricevere il report integrale scrivi a: comunicazione@soluzionimediacom.com

Cosa sono e a cosa servono i KPI (Key Performance Indicator)

In generale i KPI sono degli indicatori che offrono in maniera sintetica una misura delle performance e dei risultati di un’attività.

I principali Key Performance Indicator (KPI) che abbiamo misurato sono: le menzioni, il livello di coinvolgimento, le fonti, il mood, la word cloud e il genere degli autori dei contenuti riguardanti l’argomento.

Anche se i sistemi di misurazione esistono da sempre, le piattaforme digitali, rendendo ogni attività tracciabile, misurabile e immediatamente comparabile, ne hanno accresciuto l’importanza e la diffusione.

Le opinioni sulla didattica a distanza

Menzioni

Come dice la parola stessa, le menzioni ci dicono quando vengono citate determinate parole. Ovviamente questo KPI può diventare molto importante per i brand, perché, oltre a indicare quando vengono menzionati, è possibile verificare anche in quale tono (il cosiddetto sentiment), consentendo di anticipare una potenziale crisi di reputazione, attraverso soluzioni messe in atto in precedenza.

Trend menzioni: abbiamo misurato la cronologia del numero di documenti originali corrispondenti alla ricerca sulla DAD. Questi documenti possono essere post o commenti nel web e sui social media.

Per quanto riguarda le menzioni – e quindi i post o commenti sulla DAD – abbiamo verificato un trend crescente fino al 2 dicembre, molto probabilmente legato all’imminente proclamazione del nuovo DPCM e quindi all’incertezza sulle nuove regolamentazioni in materia scolastica. Il picco viene raggiunto il giorno dopo la conferenza dell’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

A gennaio invece il topic è andato crescendo dal primo dell’anno, raggiungendo dei picchi intorno i giorni dell’Epifania. In quei giorni l’incertezza sui rientri a scuola e soprattutto sulle modalità del rientro hanno portato le persone ad interessarsi e a parlare maggiormente della didattica a distanza.

Fonti

Le diverse tipologie di fonti che guidano il topic della DAD si basano sulle Menzioni.

Blog, Facebook, News e Twitter sono le fonti principali su cui l’argomento DAD è stato discusso e trattato.

Fonti DAD in rete

Livello del coinvolgimento

Il trend del coinvolgimento esprime la cronologia della somma di tutte le interazioni degli utenti sui singoli post, inclusi i commenti.

Le piattaforme di riferimento sono state: Facebook, Twitter, Instagram, Youtube, Twitch, News e Blog.

A intervenire sul livello di coinvolgimento sono anche i fatti cronaca, che creano interesse, soprattutto per l’aumento delle preoccupazioni. E ovviamente anche i DPCM.

Ma sui social, oltre alle preoccupazioni, ci sono altri contenuti che diventano virali più di altri: sono i video, soprattutto quelli ironici.

Youtube è il regno per eccellenza di questo interesse.

Word Cloud

Le word cloud sono immagini che uniscono testo e grafica a formare, appunto, delle nuvole di parole.

Una word cloud  è costituita da una lista di parole, messe quasi alla rinfusa, ognuna delle quali può avere un colore e una dimensione differenti, anche in relazione all’importanza che assume nel contesto in cui è inserita.

Le nuvole di parole possono illustrare i concetti chiave di un discorso, un articolo o una relazione; sono apprezzate nella didattica poiché rendono la tecnica classica del brainstorming più vicina alla forma mentis dei nativi digitali.

Nella nostra indagine, basandoci sui testi dei messaggi, la nuvola di parole mostra gli hashtag più utilizzati sul web. Sulle Word Cloud le dimensioni dei termini sono direttamente proporzionali al numero di occorrenze di ciascuna parola/breve frase.

Gli hashtag più utilizzati? #scuola, #dad e #covid19.

E poi #googledown, a indicare il “down” di Google. E quando c’è qualcosa che non va la rete pullula di opinioni, e soprattutto di tweet!

Mood

Il mood indica la percentuale di documenti che mostrano una polarizzazione del sentiment (positivo, negativo, misto).

Il mood, o umore, che gli utenti riversano nei loro post, commenti, articoli, è risultato abbastanza neutrale in entrambi i mesi, anche se il sentiment negativo è aumentato in percentuale nel mese di gennaio (57,34%) rispetto al mese precedente (46,99%).

DAD in rete

Altre curiosità? Ecco chi sono gli autori online.

Gli uomini hanno scritto più delle donne su quest’argomento, e tra i top autori, che hanno generato sotto i loro contenuti il maggior numero di interazioni, ci sono personaggi social, canali Youtube, pagine di News e personaggi legati alla politica, che sempre più spesso stanno utilizzando il web per esprimere le proprie opinioni e per raggiungere il proprio elettorato.

Se vuoi ricevere il report integrale scrivi a: comunicazione@soluzionimediacom.com

L’importanza delle Ricerche di mercato per le imprese

Abbiamo utilizzato questo tipo di ricerca per indagare le opinioni sulla didattica a distanza, ma il campo di applicazione delle ricerche di mercato Mediacom può riguardare gli ambiti più vari.

Sappiamo che per la vita di ogni brand è fondamentale sapere cosa pensa il pubblico dei suoi prodotti e servizi, e con un sondaggio o una ricerca di mercato si possono esaminare tantissimi aspetti, così come valutare anche eventuali rischi di mercato.

Il Centro Indagini Statistiche e Ricerche di Mercato Mediacom realizza ricerche, sondaggi e indagini di mercato per aiutare le imprese e gli enti a elaborare le strategie di marketing più adatte e performanti per il business e per il settore di riferimento.

Proprio per avere un maggiore rigore e controllo sui dati, ci serviamo anche di un Comitato Scientifico composto da ricercatori e tecnici delle discipline statistico-informatiche, economico-aziendali e scienze sociali.

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